LABORATORI ESTIVI

LABORATORI ESTIVI 2020

Anche quest’anno il Centro Per Mano proporrà, alle famiglie del territorio, dei corsi di potenziamento, su specifici aspetti legati agli apprendimenti scolastici  e rispetto a varie abilità ad essi associati, indirizzati a bambini e ragazzi di diverse fasce d’età.

Vi informiamo che i laboratori estivi previsti potranno accogliere un numero limitato di partecipanti.

I NOSTRI LABORATORI:

Pronti Prima…ArriviAmo!!

LABORATORIO PER I BAMBINI DELL’ULTIMO ANNO DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA

PERCORSO ESTIVO rivolto ai bambini dalla 1° alla 4° primaria

PERCORSO ESTIVO rivolto ai bambini dalla 1° alla 4° primaria

ARRIVO, PROF!!

LABORATORIO DI PREPARAZIONE PER IL PASSAGGIO ALLA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

Il meglio sei tu…

“Il meglio non è il seno.
Non è neanche il biberon.
Il meglio non è prenderlo in braccio.
Non è neanche non prenderlo in braccio.
Il meglio non è posarlo in questo modo.
Non è nemmeno posarlo in un altro modo.
Il meglio non è coprirlo in questo modo.
Non è nemmeno coprirlo in un altro modo.
Il meglio non è dargli il cibo frullato.
Non è nemmeno dargli il cibo a pezzi.
Il meglio non è quello che dice tua madre.
Non è nemmeno quello che dice la tua amica.
Il meglio non è che stia con una babysitter.
Non è nemmeno che vada al nido o che resti con i nonni.
Il meglio non è seguire quel certo tipo di educazione.
Non è nemmeno seguire un altro tipo.
Sai cos’è davvero il meglio?
Il meglio sei tu.
Il meglio è quello che ti fa sentire meglio.
Il meglio è quello che il tuo istinto ti dice che è meglio.
Il meglio è quello che aiuta anche te a stare bene.
Il meglio è quello che ti permette di essere felice con la tua famiglia.
Perché se tu stai bene, loro ricevono il meglio. Perché il meglio sei tu.
Perché se tu ti senti sicura, anche loro si sentono sicuri.
Perché se credi che stai agendo bene, la tua tranquillità e la tua felicità giungono anche a loro.
Perché il meglio sei tu.
Smettiamo di cercare di dire a ogni padre o madre cos’è meglio.
Perché ciò che è davvero meglio per i tuoi figli sei tu”.


Ci sono opinioni infinite su ciò che è meglio per i nostri bambini, l’autrice Jaione, con questo testo ci fa riflettere sull’istinto materno.

Chiarimenti sul pdp “Piano Didattico Personalizzato”

PDP -Piano Didattico Personalizzato-

Ad oggi ancora molta confusione, sperando di fare cosa gradita, riportiamo qui sotto le risposte dei rappresentanti del MIUR col desiderio di contribuirne alla massima diffusione:

 

  • Gli studenti dsa hanno diritto ad usare gli strumenti previsti nel vecchio pdp fino alla redazione del nuovo nei test d’ingresso e nelle prove scritte e orali?
  • Gli studenti in attesa del loro primo pdp hanno diritto ad usare in attesa della redazione dello stesso degli strumenti compensativi e dispensativi? Se sì, quali? Quelli consigliati nella diagnosi depositata in segreteria? O durante il periodo di osservazione gli strumenti vanno effettivamente tolti durante test e verifiche, come denunciano alcuni nostri associati?

Gli strumenti compensativi e le misure dispensative sono generalmente già elencati nella certificazione. In attesa della formalizzazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP) vanno attuate preventivamente le misure indicate nella certificazione; gli eventuali voti negativi ottenuti senza gli strumenti compensativi e le misure dispensative vanno riconsiderati alla luce del PDP e non possono assolutamente fare media. I test di ingresso essendo tali non dovrebbero a priori fare media.

 

  • Il pdp può essere consegnato in visione alla famiglia prima della firma, perché sia letto con attenzione ed eventualmente sottoposto agli specialisti che seguono lo studente?

Certamente copia del PDP può essere consegnato alla famiglia che ne faccia richiesta prima di firmarlo, per studiarlo e/o sottoporlo agli specialisti di fiducia.

 

  • È possibile la redazione di un pdp per ragazzi con bisogni educativi speciali? È a discrezione del consiglio di classe o la famiglia ne può fare richiesta?

Il consiglio di classe è sovrano nel decidere se fare o meno un PDP per alunni con bisogni educativi speciali che non ricadano sotto l’ombrello della legge 104/1992 o della legge 170/2010. Se poi la famiglia non lo vuole, deve motivare per iscritto il diniego alla firma. Viceversa, anche la famiglia può chiedere al consiglio di classe che sia adottato un PDP e nel caso il consiglio di classe fosse contrario, deve verbalizzarne il motivo.

 

  • Riguardo la valutazione: un voto positivo può “cancellarne” uno negativo sul medesimo argomento o gli insegnanti sono costretti a fare la media con entrambi i voti?

Gli alunni che hanno diritto alla compensazione orale delle prove scritte con prove orali compensano appunto le prove scritte e quindi se la prova orale è buona non ha senso che il voto finale sia una media… quantomeno dovrebbe esser una media pesata con peso preponderante sulla prova orale.

 

 

EDUCARE ALL’EMOZIONE -Lettera di un insegnante-

Sono un insegnante di educazione fisica nella scuola superiore. Lei, negli anni passati,
parlando di educazione e del compito degli insegnanti, ha fatto riferimento all’importanza
per i docenti, di occuparsi della educazione affettiva e sentimentale, argomento
trascuratissimo nelle scuole in quella delicata fase della vita dell’uomo che è
l’adolescenza. Sinceramente non ho capito come attuare questa benedetta educazione
affettiva e sentimentale e, se le fosse possibile, vorrei da lei indicazioni e suggerimenti in
merito (argomenti da trattare, libri da leggere ecc.)
Vito Turco

I giovani non sanno che cosa “sentono” né quando sono felici, né quando sono angosciati.

Non conoscono i nomi che caratterizzano i sentimenti che provano. E come fanno a
difendersi o a mettere in atto strategie di compensazione se non sanno neppure di che
cosa soffrono? Su questa sua esperienza Benasayag scrisse un libro che le consiglio di
leggere: “L’epoca delle passioni tristi” (Feltrinelli).

Ma dove si imparano i sentimenti? Certamente nei primi anni, in forma appena abbozzata,
in famiglia, a scuola, attraverso quella maturazione che conduce
dall’impulso all’emozione e dall’emozione al sentimento. Questo percorso si chiama
“educazione” e si distingue dall’ “istruzione” che è una pura trasmissione di saperi, la
quale, a sua volta, diciamolo subito, riesce solo se i maestri e i professori sono capaci di
aprire agli studenti le porte del cuore, come ciascuno di noi ha potuto verificare quando
studiava con piacere e passione preferibilmente le materie impartite da insegnanti capaci
di accedere alla sfera emotiva dei loro studenti.

Il compito della scuola è la formazione dell’uomo e l’uomo si forma su base emotiva e non intellettuale.

Questa è la differenza tra educazione e istruzione.

Le nozioni passano da mente a mente solo se hai già aperto il cuore del ragazzo, le materie che noi stessi abbiamo studiato con più voluttà sono quelle dei professori che ci avevano maggiormente affascinato” afferma Umberto Galimberti.

Se una nozione è stata appresa sperimentando paura, ogni qual volta verrà ripescata dalla memoria si attiverà nuovamente il vissuto emotivo corrispondente poiché apprendimento ed emozione hanno tracciato lo stesso percorso sinaptico, viaggiando insieme. Quindi mettiamo in memoria anche le emozioni, in questo caso, negative. Ma mentre la nozione appresa finirà nella memoria procedurale o semantica, la memoria del sentimento di incapacità e inadeguatezza finirà nella memoria autobiografica, intaccando significativamente l’autostima e l’autoefficacia dell’alunno.

Con il ripetersi di questo meccanismo per svariati anni scolastici il bambino imparerà che non è capace ad eseguire quel dato compito, sentendosi impotente, e l’esperienza reiterata del fallimento gli darà conferma della sua incapacità innata.

Dobbiamo fare in modo di tracciare gli apprendimenti con delle emozioni positive e ciò può accadere soltanto se instauriamo un’alleanza con il bambino, in cui l’errore è il nemico da sconfiggere.

 Letteralmente potremmo tradurla come “emozione calda”.

Per dirla in maniera ancora più semplice…è con il sorriso, come la chiama la prof.ssa Lucangeli.

Centro” Per Mano”

 

___________________________________________________________
fonti:D La Repubblica n. 855, 31 agosto 2013 ,www.stateofmind.it/2017/10/warm-cognition-didattica/

 

Screening Gratuiti per gli apprendimenti

Il Centro “Per Mano” in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia, propone una settimana di screening gratuiti, dall’ 8 al 14 ottobre per le difficoltà di apprendimento.

valutazione gratuita apprendimenti scolastici

 

COME SI SVOLGE?

Lo screening proposto al Centro “Per Mano”, viene svolto dalla dott.ssa Dri Vanessa Psicologa Specializzata nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico.

L’incontro dura circa 90 minuti, consiste in un breve colloquio con i genitori, e una valutazione di “primo livello” con il bambino.

Questa prima fase di valutazione, non si sostituisce ad una diagnosi, ma è molto utile per identificare i bambini che necessitano di un ulteriore approfondimento.

A termine si concorderà un ulteriore appuntamento, dove il clinico illustrerà gli esiti dello screening e consegnerà un breve referto con i dati dei test somministrati.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE FARE UNO SCREENING?

Permette di attivare un intervento precoce: è dimostrato che le difficoltà si riducono se si interviene precocemente.

Consente di evitare le diagnosi tardive: più avanti nel tempo verrà effettuata la diagnosi di DSA e maggiori saranno le ripercussioni emotive sull’alunno.

Consente di creare un dialogo costruttivo con la famiglia: se il docente fa presente ai genitori che ci sono segnali di rischio da tenere monitorati, tutti quanti lavoreranno nella stessa direzione per il benessere del bambino.

INFORMAZIONI UTILI

Lo screening si svolgerà presso la sede del Centro “Per Mano” sito in Codroipo, via Circonvallazione Sud 74, primo piano (int 4).

PRENOTAZIONI

Per concordare l’appuntamento, contattare la Dott. Vanessa Dri, nelle seguenti modalità:

-contatto telefonico diretto

-tramite un sms telefonico

-tramite e-mail

Indicare nome e cognome (del genitore o del bambino),classe frequentata, numero di telefono dove eventualmente poter essere ricontattati.

tel: 340.7816115

e-mail: centropermano@gmail.com

DISLESSICO…devo dispensarlo dalla lettura in classe?

Rispondo alla domanda di un insegnante!

Lorenzo è ragazzino con Disturbo Specifico della Lettura e frequenta la quinta elementare. Sulla diagnosi rilasciata dall’ASL, viene indicato: Dispensa dalle lettura ad alta voce, a meno che egli non lo richieda espressamente.

Il ragazzino è consapevole di avere delle difficoltà superiori rispetto alla norma e preferisce evitare la lettura in classe, perché  lo mette fortemente a disagio,  ma a casa si lamenta con la mamma perché l’insegnante non lo tratta come gli altri.

Come possiamo fare per evitargli l’ansia da lettura e la sensazione di inadeguatezza? e allo stesso tempo come possiamo renderlo partecipe e coinvolgerlo nella lettura?

 

Possiamo dire: “Domani leggeremo in classe il secondo capitolo di storia! Inizierà a leggere per primo Lorenzo, poi seguirà Isabella” (che ha una difficoltà di attenzione e concentrazione) e così via…

Lorenzo andrà a casa e farà allenamento con la mamma o con il papà nella lettura, leggerà il primo paragrafo molte volte, forse arriverà a scuola e lo saprà completamente a memoria, ma questo a noi non interessa!

L’ obbiettivo principale è che Lorenzo si  senta adeguato e uguale ai suoi compagni, ma sopratutto che questi non lo prendano in giro per la sua lentezza durante la lettura..

Quindi un ragazzino con Disturbo Specifico della Lettura deve essere dispensato dalla lettura in classe?

                                                                                                                                                                                    NI!

 

Dott.Vanessa Dri

 

 

 

ApprendiMenti Estivi

Durante l’estate saranno attivi due laboratori:

Uno rivolto agli alunni delle scuole primarie e uno rivolto ai ragazzi delle scuole di primo grado.

supporto compiti estivi
Laboratori Estivi per elementari

Il laboratorio per gli alunni delle elementari è rivolto prevalentemente al supporto compiti estivi e parallelamente al potenziamento della abilità di letto-scrittura.

 

 

 

 

Il laboratorio per i ragazzi delle scuole medie, offrirà degli esempi pratici su come prepararsi a raggiungere un metodo di studio funzionale e autonomo, parallelamente verranno eseguite esercitazioni sulla produzione del testo scritto.

 

Scrittura faticosa, Disgrafia?

 

La disgrafia è una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.
Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura della penna è spesso scorretta.

La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta: il bambino non possiede adeguati “indizi” di riferimento, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo.

La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è troppo forte e il segno lascia un’impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, oppure talvolta è troppo debole. Sono frequenti le inversioni nella direzione del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi che nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra. Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche.

Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano poco presenti.
La copia di parole e di frasi è scorretta; sono presenti inversioni nell’attività grafo-motoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale.


La copia dalla lavagna è poi ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi. Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, l’impostazione invertita, il gesto è scarsamente fluido, i legami tra le lettere risultano scorretti.

Tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al bambino stesso, il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici.

Anche il ritmo di scrittura risulta alterato: il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.


I bambini disgrafici presentano marcate lacune in alcune [o tutte] delle seguenti competenze di base:

 

Disgrafia e disprassia (alterazione dello sviluppo nell’acquisizione della coordinazione motoria) possono essere dei correlati ai Disturbi dell’apprendimento Scolastico DSA ma hanno una loro autonomia; infatti dal DSM-5 (Manuale Statistico Diagnostico) la diagnosi di Disturbo della Coordinazione Motoria è  stata inserita all’interno dei Disturbi del Neurosviluppo, ossia quelle condizioni di difficoltà specifiche che hanno un impatto sullo sviluppo globale del bambino.

Una volta accertato che la difficoltà sia prettamente motoria, e che il bambino non presenta disfunzioni legate alla vista o udito, non bisogna sottovalutare il problema, poiché può essere collegata ad altri meccanismi dello sviluppo neuropsicologico, tra cui l’apprendimento.

 

 

 

 

Susanna…frequenta il Liceo…il suo sfogo e le sue difficoltà.

Pochi giorni fa ho conosciuto Susanna, frequenta la seconda superiore del Liceo delle Scienze Umane.

Arriva, accompagnata dai suoi genitori, si siede di fronte a me  con  a lato i suoi genitori.

Mi presento mentre osservo  le sue mani giunte  trattenere un tremore.
Invito la famiglia a raccontare il motivo che li ha portati a questo incontro e Susanna , senza lasciare  spazio di parola ai genitori,  manifesta il peso di questo fardello che  sente tutto suo e con gli occhi colmi di lacrime mi dice:

Io non sono stupida, ma è quello che vogliono farmi sembrare” .
 Le dico  “ Parlami” , e lei continua:

“Fin da piccolina ho sempre fatto molta fatica a studiare e ora , in seconda superiore, lo studio sta diventando logorante, ogni giorno ci sono una o più  verifiche, ogni giorno ci sono una o più interrogazioni. Per poter stare al passo con i mie compagni studio tutto il giorno, rimango sveglia anche fino alle due di notte per ripassare le materie già  studiate,  poi arrivo a scuola e davanti ai professori mi crollano  tutti gli schemi e le mappe mentali che ho costruito , tutto ciò che ho studiato fino a poche ora prima, svanisce nel nulla.
Allora  ho provato a svegliarmi alle cinque del mattino,  ma anche questa strategia non ha dato risultati. A volte  sono fortunata l’insegnante mi chiede un argomento a piacere e in quelle situazioni riesco a ricordarmi tutte le frasi studiate a memoria.
Il mio discorso fila liscio , apparentemente sembra che l’argomento io  l’abbia capito … in realtà, sto ripetendo, come un pappagallo, tutte le frasi del libro…e non c’ho capito una mazza!!  Però i professori sono contenti, dicono che in certe  occasioni  ho buone proprietà di linguaggio.
Il problema sussiste quando le interrogazioni spaziano su più capitoli, i concetti li so  mi creda, li ho ben chiari in mente ma non riesco a esprimermi,  a formulare una frase  di senso compiuto. Poi inizia a tremarmi  la voce,  percepisco la mia agitazione, mi irrigidisco  perché sono consapevole che le cose non stanno prendendo la piega giusta, in quei momenti  faccio appello al mio autocontrollo, ma tutto è inutile ,più mi ripeto di stare tranquilla e più l’agitazione sale”.

 

Susanna”, le chiedo , “Con le verifiche scritte va un po’ meglio?”
 Abbassa lo sguardo.
“No” mi risponde, e aggiunge :  “Con  la   matematica è un disastro, cambio continuamente i segni delle espressioni senza accorgermene! Nell’ultima verifica ho preso due! I procedimenti erano tutti giusti, ma ho sbagliato i segni, ho fatto una moltiplicazione invece di  un’addizione e non sono riuscita a svolgere l’ultimo esercizio. Non riesco  a terminare il compito entro il tempo assegnato. In italiano succede un po’ la stessa cosa, faccio molti errori ortografici e prima di scrivere una parola devo rifletterci molto bene  onde evitare errori di doppie oppure omissioni di “H” .
Quest’anno (in seconda superiore) ,  per la prima volta l’insegnate di sociologia mi ha detto che le mie difficoltà potrebbero essere legate alla dislessia…(in lacrime)…mi puoi aiutare? Devo far capire ai miei professori che io ce la sto mettendo tutta…ma da sola non ce la posso fare!”

“Susanna come ti sei sentita dopo le parole dell’insegnate di sociologia?”
“ Per la prima volta ho  percepito che ,forse,  dietro tutta questa fatica potrebbe esserci  un      problema . Mi sono sentita capita, compresa, infatti nella sua materia vado molto bene  .   forse perché non mi sento impaurita, giudicata, è  un’insegnate che ha capito come valutarmi.”

Va bene Susanna” la rassicuro , “mi hai esposto le tue preoccupazioni molto chiaramente!!   Sei stata molto coraggiosa a raccontarmi il tuo percorso scolastico così “pieno” di e     molto brava  nell’attuare continuamente strategie nuove per aggirare l’ostacolo.
Ora asciugati le lacrime  e  , se lo desideri, ti racconto la mia storia, molto simile alla tua!!….

-Non lasciare che ti limitino, e non permettere a nessuno di giudicarti se non conosce l’entità del problema.-

 

Dott.ssa Psicologa Dri Vanessa

Specializzata in Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico