Il processo di Scrittura e la Disgrafia

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Per scrivere dobbiamo coinvolgere diverse aree del nostro sistema corticale ma anche i sistemi sensoriali periferici, quali vista, udito, vista, tatto e propriocezione.

A sei anni la scrittura è lenta, frammentata, il bambino scrive con tutto il suo corpo, molto spesso la testa è china sul foglio e/o inclinata dal lato controlaterale alla mano in azione, il tronco è appoggiato sul banco, la mimica facciale esprime l’impegno dell’esecuzione. (Gargano, Disprassie evolutive)

Queste difficoltà di controllo inibitorio vengono solitamente superate tra i sette e gli otto anni, quando viene appreso l’automatismo della scrittura.

Per raggiungere questo obiettivo l’organizzazione dello schema motorio richiede la combinazione sequenziale di schemi.

Tale processo si realizza attraverso tre livelli evolutivi (Russo, 2003, p. 101):

  • il coordinamento;
  • il processo di inibizione alla diffusione dello stimolo;
  • l’integrazione somatica.

Durante l’esecuzione dei movimenti si possono distinguere diversi livelli di controllo motorio che implicano l’attivazione della corteccia motoria, della corteccia premotoria e dell’area motoria supplementare.

Non solo, deputate aree motorie si attivano durante il processo di scrittura, ma anche il nostro sistema emotivo continua a lavorare in parallelo.

I valori emozionali delle esperienze si esprimono sotto forma di gratificazione o di frustrazioni: se il risultato è gratificante, si rinforzano la fiducia del Sé e la spinta ad agire e perseverare nel compito; se il risultato è frustrante, può verificarsi la ricerca di nuovi adattamenti oppure la rinuncia.

Il movimento della scrittura è la combinazione di flessione, estensione, adduzione e abduzione delle dita.

La postura anticipa l’azione e lo stato tonico carat- terizza e sostiene la natura dell’azione. Nell’analisi della postura di un bambino, impegnato nella scrittura, è importante osservare:

  • l’atteggiamento generale;
  • la posizione della testa, delle spalle e del gomito;
  • il grado di obliquità dell’avambraccio rispetto alla linea orizzontale del foglio;
  • la posizione del polso, della mano e delle dita;
  • la posizione del foglio rispetto al tronco;
  • il grado di estensione dell’avambraccio.

La contrazione del tronco e del polso e/o i ritardi nell’organizzazione posturale possono impedire i movimenti economici di traslazione che scandiscono l’attività della scrittura.

Quando la scrittura, svolta con un ritmo eccessivamente lento o rapido, è illeggibile e inestetica, si riscontra la disgrafia, che non colpisce necessariamente gli aspetti linguistici della scrittura, ma le sue componenti motorie e visuo-spaziali, giacché il deficit riguarda la difficoltà a trasferire informazioni visive al sistema grafomotorio: il bambino disgrafico vede ciò che vuole scrivere o disegnare, ma non sa tradurre in schemi motori ciò che percepisce visivamente.

La DISGRAFIA si colloca tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, abbreviato DSA, (Legge 8 ottobre 2010, n. 170): dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. E’ una difficoltà grafomotoria che si presenta in assenza di deficit neurologici/intellettivi e riguarda l’incapacità di scrivere in modo corretto, chiaro e scorrevole, tra le sue caratteristiche una scrittura troppo lenta, faticosa o dolorosa, illeggibile, comunque non conforme all’età. Essa riguarda esclusivamente il grafismo, non le regole ortografiche e sintattiche proprie della disortografia, a cui comunque spesso si accompagna, infatti qualche influenza su ortografia e sintassi potrebbe verificarsi per la difficoltà da parte del bambino di rileggere e correggere i propri elaborati.

Questa ipotesi potrebbe far supporre che le due accezioni del termine disgrafia, una inerente all’aspetto prettamente grafomotorio e l’altra relativa al processo di codifica, si intersechino e si influenzino reciprocamente nello sviluppo e nel disturbo della scrittura

Il disturbo disgrafico, quindi, può interferire non soltanto nella produzione delle lettere, ma anche nella costituzione delle parole.

La disgrafia, considerata come difficoltà a rappresentarsi, a programmare ed eseguire volontariamente atti motori consecutivi, può essere considerata un sintomo di disprassia, in quanto impedisce al bambino di realizzare una scrittura chiara, armonica e soprattutto corretta.

Le difficoltà del bambino disgrafico/disprattico aumentano quando deve copiare dalla lavagna, perché deve tenere sotto controllo più compiti contemporaneamente: deve estrapolare la figura dal fondo, deve sganciare lo sguardo dalla lavagna e agganciarlo nel foglio dove avverrà la riproduzione, infine deve mettere in atto le proprie abilità grafomotorie per copiare il modello.

Articolo di Vanessa Dri

Fonte:Disprassie evolutive 2013

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