DISLESSIA … …CAMPANELLI D’ALLARME

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Il bambino dislessico ha difficoltà scolastiche che di solito compaiono  nei primi anni di scuola, spesso identificabili  già nella scuola dell’infanzia. E’ molto importante quindi  riconoscere i segnali  precoci.

Di seguito sono riassunti alcuni:

-Il bambino ha avuto un ritardo o delle difficoltà nello sviluppo  del linguaggio

-Ha avuto difficoltà nell’imparare rime o parole con assonanze

-Ha avuto difficoltà ad imparare i nomi appropriati degli oggetti, inventando dei termini per descriverli (es. Gioco dell’anatra = Gioco dell’oca; volante = guidante)

-Ha difficoltà con compiti che  implicano abilità motorie (ritagliare, allacciarsi le scarpe, abbottonarsi..)

-Ha difficoltà a ricordare sequenze  o elenchi (giorni della settimana)

-Fa fatica a ricordare le tabelline

-Ha difficoltà nel calcolo  e nella numerazione soprattutto decrescente

-Ha difficoltà nell’incolonnamento dei numeri e /o si confonde nel recupero di procedimenti matematici

-Non riconosce o fa fatica  a riconoscere la corrispondenza lettera – suono (p/b, v/f, p/q)

-L’esercizio della lettura lo affatica moltissimo

-Persiste con la lettura sillabica, non vi è espressività, omette la punteggiatura

-La lettura non appare velocizzarsi e si notano numerosi errori di comprensione del testo, ma , migliora se siamo noi a leggere per lui

-Non si evidenziano problemi alla vista, ma il bambino si lamenta di non veder bene le lettere scritte sul libro

-Quando scrive si dimentica qualche lettera

-Non presenta una “bella” calligrafia

-Ha difficoltà nella costruzione di frasi e presenta un vocabolario limitato

-Ha difficoltà a memorizzare

-Nella storia familiare ci sono stati altri casi di percorsi scolastici difficili

E’ bene ricordare che ogni bambino presenta delle caratteristiche  personali, quindi non tutti i bambini presentano i campanelli d’allarme sopra elencati,  l’identificazione o il riconoscere alcune delle caratteristiche nel proprio bambino non costituiscono indicazioni diagnostiche,  ma sono allo scopo puramente informativo alla ricerca di un identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento.

(Consensus Conference, “Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Sistema Nazionale per le Linee guida Ministero della Salute”)

Dott.  Vanessa Dri

POSSO CONTARE CON LE DITA?

Smettila di contare con le dita, non sei più un bambino piccolo! Quante volte ci siamo sentiti dire così a scuola. Come se usare le dita fosse una cosa infantile, di cui vergognarsi. Un pregiudizio antico quanto quello sui mancini, che un tempo venivano costretti a usare la destra come se ci fosse qualcosa di sbagliato nella sinistra.
Brian Butterworth, professore universitario di neuropsicologia cognitiva a Londra sostiene infatti che, senza una consapevolezza delle proprie dita della mano, neanche i numeri possono essere rappresentati normalmente nel cervello. Proprio per questo motivo dedicare un’attenzione maggiore all’uso e al ruolo delle mani mentre si impara a contare potrebbe essere cruciale nello sviluppo di basi matematiche solide sulle quali costruire poi le conoscenze trasmesse durante il percorso scolastico. Molti calcoli non possono essere eseguiti contando con le dita della mano, calcoli per i quali abbiamo bisogno di aver appreso e memorizzato un procedimento preciso, molti studi hanno dimostrato come nel nostro cervello si attivi un’area corrispondente alla rappresentazione della mano quando eseguiamo dei calcoli.
Questa associazione spontanea e inconscia ci fa capire che nonostante crescendo smettiamo di usare la mano per contare, il nostro cervello continua a farlo senza chiederci il permesso. Dai risultati di questa ricerca si possono ricavare numerose conclusioni: in primo luogo, aiutarsi a contare con la mano non è sbagliato. Anzi, etichettare questa modalità come infantile potrebbe anche nuocere all’apprendimento del bambino.

Contare con le dita

Screening Gratuiti per gli apprendimenti

Il Centro “Per Mano” in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia, propone una settimana di screening gratuiti, dall’ 8 al 14 ottobre per le difficoltà di apprendimento.

valutazione gratuita apprendimenti scolastici

 

COME SI SVOLGE?

Lo screening proposto al Centro “Per Mano”, viene svolto dalla dott.ssa Dri Vanessa Psicologa Specializzata nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico.

L’incontro dura circa 90 minuti, consiste in un breve colloquio con i genitori, e una valutazione di “primo livello” con il bambino.

Questa prima fase di valutazione, non si sostituisce ad una diagnosi, ma è molto utile per identificare i bambini che necessitano di un ulteriore approfondimento.

A termine si concorderà un ulteriore appuntamento, dove il clinico illustrerà gli esiti dello screening e consegnerà un breve referto con i dati dei test somministrati.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE FARE UNO SCREENING?

Permette di attivare un intervento precoce: è dimostrato che le difficoltà si riducono se si interviene precocemente.

Consente di evitare le diagnosi tardive: più avanti nel tempo verrà effettuata la diagnosi di DSA e maggiori saranno le ripercussioni emotive sull’alunno.

Consente di creare un dialogo costruttivo con la famiglia: se il docente fa presente ai genitori che ci sono segnali di rischio da tenere monitorati, tutti quanti lavoreranno nella stessa direzione per il benessere del bambino.

INFORMAZIONI UTILI

Lo screening si svolgerà presso la sede del Centro “Per Mano” sito in Codroipo, via Circonvallazione Sud 74, primo piano (int 4).

PRENOTAZIONI

Per concordare l’appuntamento, contattare la Dott. Vanessa Dri, nelle seguenti modalità:

-contatto telefonico diretto

-tramite un sms telefonico

-tramite e-mail

Indicare nome e cognome (del genitore o del bambino),classe frequentata, numero di telefono dove eventualmente poter essere ricontattati.

tel: 340.7816115

e-mail: centropermano@gmail.com

DISLESSICO…devo dispensarlo dalla lettura in classe?

Rispondo alla domanda di un insegnante!

Lorenzo è ragazzino con Disturbo Specifico della Lettura e frequenta la quinta elementare. Sulla diagnosi rilasciata dall’ASL, viene indicato: Dispensa dalle lettura ad alta voce, a meno che egli non lo richieda espressamente.

Il ragazzino è consapevole di avere delle difficoltà superiori rispetto alla norma e preferisce evitare la lettura in classe, perché  lo mette fortemente a disagio,  ma a casa si lamenta con la mamma perché l’insegnante non lo tratta come gli altri.

Come possiamo fare per evitargli l’ansia da lettura e la sensazione di inadeguatezza? e allo stesso tempo come possiamo renderlo partecipe e coinvolgerlo nella lettura?

 

Possiamo dire: “Domani leggeremo in classe il secondo capitolo di storia! Inizierà a leggere per primo Lorenzo, poi seguirà Isabella” (che ha una difficoltà di attenzione e concentrazione) e così via…

Lorenzo andrà a casa e farà allenamento con la mamma o con il papà nella lettura, leggerà il primo paragrafo molte volte, forse arriverà a scuola e lo saprà completamente a memoria, ma questo a noi non interessa!

L’ obbiettivo principale è che Lorenzo si  senta adeguato e uguale ai suoi compagni, ma sopratutto che questi non lo prendano in giro per la sua lentezza durante la lettura..

Quindi un ragazzino con Disturbo Specifico della Lettura deve essere dispensato dalla lettura in classe?

                                                                                                                                                                                    NI!

 

Dott.Vanessa Dri

 

 

 

SCREENING GRATUITO ETA’ SCOLARE DALL’ 8 AL 13 GENNAIO

Il Centro Per Mano è ha disposizione nella seconda settimana del mese di gennaio per effettuare screening gratuiti per gli alunni dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, e per gli alunni delle scuole primarie, primarie di primo grado.

 

“Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico, selezionato in precedenza” (test predittivo)

Detto in altri termini, si cerca di capire, tramite alcuni test, se siano opportuni ulteriori approfondimenti (la vera e propria valutazione diagnostica) oppure no.

 

PERCHE’ NON FARE DIRETTAMENTE UN APPROFONDIMENTO DIAGNOSTICO?

L’indagine neuropsicologica si consiglia quando sono presenti degli indicatori o si individuano dei “campanelli d’allarme” che fanno ipotizzare una difficoltà legata agli apprendimenti scolastici, all’attenzione, al linguaggio… L’approfondimento diagnostico è un percorso più lungo rispetto ad uno screening e necessita di un impegno mentale (per il bambino/ragazzo) ed economico (per  la famiglia). Lo screening, quindi, viene consigliato per individuare gli alunni che necessitano di un approfondimento diagnostico, evitandolo tale procedura a chi non ne ha bisogno.

 

COSA SUCCEDE SE LO SCREENING CONFERMA I DUBBI DELLA FAMIGLIA o/e DELLE INSEGNANTI?

Si procederà con un approfondimento neuropsicologico più completo che consentirà di comprendere il tipo di difficoltà dell’alunno e la modalità migliore per poter intervenire. Le valutazioni saranno effettuate attraverso test standardizzati per valutare il quoziente intellettivo, le funzioni attentive, la memoria,il linguaggio…e l’area degli apprendimenti scolastici (lettura, scrittura e calcolo).

 

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PER ADERIRE E FISSARE UN APPUNTAMENTO CONTATTARE IL NUMERO 340.7816115

Le richieste di screening per i bambini della scuola dell’infanzia saranno svolti dalla Logopedista

Le richieste di screening per i bambini della scuola primaria o/e primaria di primo grado saranno svolti dalla Psicologa esperta nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

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La Psicologa: Dott. Dri Vanessa  Esperta in DSA.

La Logopedista: Galasso Lara

SETTIMANA NAZIONALE DELLA DISLESSIA 2017

Il Centro Polifunzionale per l’Età Evolutiva e Adulta “Per Mano” dal 2 all’8 di ottobre 2017 condivide la seconda edizione della Settimana Nazionale della Dislessia dell’AID (Associazione Italiana Dislessia).

Quest’anno l’evento si propone di mettere in luce le potenzialità dei bambini e dei ragazzi con DSA piuttosto che le loro difficoltà. Da qui l’idea di leggere l’acronimo che identifica i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, DSA, da un altro punto di vista: “DSA? Diverse Strategie di Apprendimento” proprio questo sarà il titolo che accomunerà l’evento di quest’anno 2017.

Per le persone interessate a partecipare all’incontro di informazione gratuita, chiediamo:

  • effettuare l’iscrizione attraverso il sito del Centro (centropermano@gmail.com) oppure attraverso un messaggio al numero 340.7816115. In cui indicherete -nome-cognome-e.mail o numero telefonico.

  • Ai partecipanti che richiedono l’attestato di partecipazione, si invita ad indicarlo sulla e.mail di iscrizione. L’attestato verrà inviato tramite posta elettronica a termine serata.

 

 

DIAGNOSI DSA e SCUOLA

Per la diagnosi DSA vorrei rivolgermi al privato, ma la scuola la riterrà valida ???

…chiariamoci le idee…

Mi imbatto quotidianamente in informazioni pressapochistiche, fuorvianti, e contrastanti comunicate ai genitori, che in balia delle molteplici e poco chiare informazioni, non sanno cosa fare…

Con l’entrata in vigore della legge 170/2010 che regolamenta le questioni inerenti i Disturbi Specifici dell’Apprendimento scolastico (DSA), molte regioni non hanno emanato alcuna normativa che regolamenti la questione al proprio interno, o meglio alcune regioni Italiane hanno gestito e regolamentato tale normativa in modo autonomo (ognuno con le sue regole per capirci). Ad esempio il Veneto e il Friuli Venezia Giulia seguono delle linee guida completamente diverse.

A noi interessa il FVG !!! Vediamo….

In Friuli Venezia Giulia un protocollo d’intesa nel 2014 ha sancito che la diagnosi compete ai servizi pubblici e a quelli privati accreditati convenzionati con il Sistema sanitario regionale. Non sono però state specificate le figure professionali coinvolte nella diagnosi né risultano ancora accreditamenti di strutture private.

Attenzione però.. (trovate in rosso  i passaggi fondamentali, invito comunque all’attenta lettura)

La Circolare Ministeriale “Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, si rivolge alle scuole e riporta:

Per quanto riguarda gli alunni in possesso di una diagnosi di DSA rilasciata da una struttura privata, si raccomanda – nelle more del rilascio della certificazione da parte di strutture sanitarie pubbliche o accreditate – di adottare preventivamente le misure previste dalla Legge 170/2010, qualora il Consiglio di classe o il team dei docenti della scuola primaria ravvisino e riscontrino, carenze fondatamente riconducibili al disturbo. Pervengono infatti numerose segnalazioni relative ad alunni (già sottoposti ad accertamenti diagnostici nei primi mesi di scuola) che, riuscendo soltanto verso la fine dell’anno scolastico ad ottenere la certificazione, permangono senza le tutele cui sostanzialmente avrebbero diritto. Si evidenzia pertanto la necessità di superare e risolvere le difficoltà legate ai tempi di rilascio delle certificazioni (in molti casi superiori ai sei mesi) adottando comunque un piano didattico individualizzato e personalizzato nonché tutte le misure che le esigenze educative riscontrate richiedono. Negli anni terminali di ciascun ciclo scolastico, in ragione degli adempimenti connessi agli esami di Stato, le certificazioni dovranno essere presentate entro il termine del 31 marzo, come previsto all’art.1 dell’Accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni sulle certificazioni per i DSA (R.A. n. 140 del 25 luglio 2012).

la seguente nota ministeriale “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali. A.S. 2013/2014 chiarimenti.”, riporta:

Si ribadisce che, anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno dato diritto alla certificazione di disabilità o di DSA , il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un Piano Didattico Personalizzato, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione. E’ quindi peculiare facoltà dei Consigli di classe o dei team docenti individuare – eventualmente anche sulla base di criteri generali stabiliti dal Collegio dei docenti – casi specifici  per i quali sia utile attivare percorsi di studio individualizzati e personalizzati, formalizzati nel Piano Didattico Personalizzato, la cui validità rimane comunque circoscritta all’anno scolastico di riferimento.

 

Si specifica che:

Per “certificazione” si intende un documento, con valore legale, che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge – nei casi che qui interessano: dalla Legge 104/92 o dalla Legge 170/2010 – le cui procedure di rilascio ed i conseguenti diritti che ne derivano sono disciplinati dalle suddette leggi e dalla normativa di riferimento. Per “diagnosi” si intende invece un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie. Pertanto, le strutture pubbliche ( e quelle accreditate nel caso della Legge 170), rilasciano “certificazioni” per alunni con disabilità e con DSA. Per disturbi ed altre patologie non certificabili (disturbi del linguaggio, ritardo maturativo, ecc.), ma che hanno un fondamento clinico, si parla di “diagnosi”.

 

TORNANDO ALLA DOMANDA INIZIALE…

-La scuola riterrà valida la diagnosi di un privato?

La diagnosi eseguita dal clinico in collaborazione dell’equipe multidisciplinare (psicologo, logopedista,neuropsichiatra infantile) è da ritenersi sempre valida.

 

-Può la scuola rifiutarsi di mettere in atto gli aiuti previsti?

La suola non può rifiutarsi gli mettere in atto gli aiuti per l’alunno, può tuttavia decidere di non formalizzare (realizzare il pdp) ma deve giustificare la sua scelta, motivandola formalmente alla famiglia.

Dott.ssa Psicologa Dri Vanessa
Specializzata in Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico.

LA VOCE DI LAURA…

Laura, una ragazza ambiziosa  con una gran voglia di dimostrare a tutti che i limiti esistono solo nella nostra mente.

 

“Io posso dire solo una cosa …se vi sembra difficile o addirittura insuperabile non mollate…ok io sono solo una ragazzina ma purtroppo sono molto sfortunata….ho una schiena da 90 enne a 20 anni…mi sveglio stanchissima e dolorante come se la notte mi avessero assalito a mia insaputa…bhe ma nonostante ciò la mattina mi alzo mi imbottisco di farmaci (oppiacei) e studio nonostante la sensazione di straniamento data dai farmaci perché non voglio darla vinta ai professori di medie e liceo che dicevano che non sarei potuta diventare nessuno…non avrei potuto fare il lavoro tanto desiderato in ambito educativo…tutto ciò perché d.s.a e perché con problemi di salute grossi…ma io ho accolto la sfida e a 14/15 anni quando i miei compagni uscivano con gli amici io di mia iniziativa studiavo didattica speciale e riferimenti legislativi su manuali dedicati a loro..loro chi..? I grandiosi insegnanti…bhe in una notte ho imparato tutti quei termini e tutte quelle leggi a memoria ed a oggi studio al università per diventare educatrice professionale  ma il mio obbiettivo è quello di diventare docente di sostegno nel frattempo se posso cerco di impegnarmi in modo da ricordare a tutti i propri diritti e alle scuole i propri obblighi rispetto a d.s.a e handicap “.

Laura Manicardi

Grazie per la testimonianza e per aver concesso di rendere visibile il tuo pensiero su questo sito.
Ti auguriamo che tutta questa energia che trasmetti, aiuti a realizzare i tuoi sogni.

PAROLACCE (Da 3 a 5 anni)

…Oggi una mamma si avvicina a inizio trattamento, sorridente mi dice che nota i miglioramenti di Luca…MA… mi sussurra all’ orecchio : “Dottoressa  abbiamo un problema con le PAROLACCE”  io sorrido prima di rispondere,  ma anticipa e aggiunge… “sono quelle molto grosse e pesanti, mi imbarazzano; come faccio”?

LE PAROLACCE PIACCIONO COSI’ TANTO PERCHE’ PROVOCANO IN ADULTI E BAMBINI SEMPRE UNA REAZIONE IMMEDIATIATA, NON IMPORTA ESSA SIA NEGATIVA O POSITIVA.

Prima dei 3 anni le parolacce pronunciate dal nostro bimbo o dai bimbi che incontriamo per strada generalmente provocano in noi adulti ilarità; superato il primo scoglio i genitori percepiscono un senso di inadeguatezza e di incapacità educativa, soprattutto se in luoghi pubblici.

E’ interessante notare che la frequenza all’ aggressività fisica verso i 3- 4 anni diminuisca, tuttavia viene compensata da un aggressività verbale (parolacce) verso i  4-5 anni.

I bambini ricorrono all’ uso di parolacce per esprimere i propri sentimenti, le proprie paure, ansie, desideri, o semplicemente per emulazione … ben presto si renderanno conto che tutto ciò produce una reazione negli adulti, e se lo scopo del bambino è quello di attirare l’attenzione, il gioco è fatto C’E’ RIUSCITO BENISSIMO.

Prima della fase scolare, quindi prima dei 6 anni il bambino è caratterizzato da un pensiero egocentrico, non possono!!!, non riescono a mettersi nei panni degli altri, l’unica prospettiva è la loro. I bambini sanno riconoscere le emozioni, sonno emozionarsi e reagire ad esse, ma non sono ancora in grado di prevedere il tipo di reazione che potrebbero scatenare, se pronunciate.

COSA POSSIAMO FARE?

  •  Non sgridiamoli, le punizioni non hanno senso a quest’età

  •  Cerchiamo di ignorarle, se siamo obbligati a bloccare l’onda in espansione, evitiamo di farlo pubblicamente, la gente non ci aiuterà in questo, ma avviciniamoci al bambino spigandogli che queste parole ora non si possono usare

  •  Forniamogli delle alternative (parole sostituibili alle parolacce)

  • Non condannate vostro figlio…se per primi siete voi a dirle.

 

Dott. Dri Vanessa

 

 

 

Il logopedista

È il professionista sanitario che si occupa della prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi della  voce, della comunicazione, del linguaggio, dei disturbi cognitivi e dell’apprendimento in età evolutiva, adulta e geriatrica attraverso la valutazione, il bilancio, la programmazione, l’elaborazione e la verifica di programmi riabilitativi individuali.

In riferimento alla diagnosi medica, elabora anche in équipe multidisciplinare, il bilancio logopedico volto all’individuazione e al superamento del bisogno di salute, pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio orale e scritto.

Inoltre propone  l’adozione di ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia, svolge attività di counseling per il paziente e i suoi familiari o per le agenzie sociali della famiglia, della scuola, delle istituzioni. Continue reading “Il logopedista”